#ragionevolezzacontroilvirus
Pietro D’Agostino
Fra appelli alla calma e inviti a starsene chiusi in casa, fra economia al collasso e diffusione progressiva del virus, BARtù ritiene corretto dare la voce ai propri lettori, nel nome della ragionevolezza: professionisti che si sono ritrovati all’improvviso nella condizione di dover cessare temporaneamente la propria attività, anche in virtù dei decreti governativi che puntano a ridurre i contagi nell’arco delle prossime settimane. La nostra speranza è che questo obiettivo possa essere raggiunto in un tempo ragionevole e breve, che consenta la riapertura delle attività e la ripresa dell’economia.
Giorno dopo giorno intervistiamo i grandi operatori della ristorazione italiana, tra chef, sommelier, bartender, operatori dell’hotellerie, per intervistarli su cosa pensano del decreto che ha chiuso i loro ristoranti per il contenimento del Coronavirus e quale possa essere il futuro della ristorazione italiana: la parola a Pietro D’Agostino, 1 stella Michelin a La Capinera.
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Pensi che lo Stato ti aiuterà alla fine di questo periodo di chiusura? In che modo?
Immagino che si stiano studiando adeguate misure a sostegno delle imprese italiane, oltre al grande decreto Cura. L’emergenza è ormai diventata mondiale e sono certo che nuove misure finanziarie verranno varate per far sì che le imprese continuino a rimanere sane e produttive, spero con un particolare occhio al mondo della ristorazione, tra i più colpiti. Ne va, del bene dell’economia mondiale, non solo più nazionale.
Hai pensato a fare qualche attività di formazione in questo periodo con i tuoi dipendenti? Hai dovuto prendere delle misure in tal
senso?
Da anni la mia azienda svolge periodiche attività di formazione ed aggiornamento. In questi giorni stiamo mettendo in atto una serie di proposte formative a distanza con docenti che ospiteranno meeting virtuali per i dipendenti della mia azienda.
Hai pensato di istituire un servizio di delivery?
Non ho pensato di lavorare sulla scia del delivery perché la mia cucina è legata ad una serie di processi di alta qualità e tecnica che necessitano di ambienti adeguati, attrezzature adatte e staff preparato. Al momento, nessuna delle componenti essenziali che fanno parte della mia cucina sono disponibili.
Cosa farai a casa ora che hai più tempo?
Sto concentrandomi all’elaborazione e sperimentazione di nuove tecniche e piatti per affrontare al meglio la riapertura. E non dimentico di comunicare a chi mi segue questi progressi.
Cosa vorresti dire all’estero sulla cucina italiana?
L’ identità, l’unicità, la golosità estrosa della cucina italiana rimarranno intatte nel tempo. Se possibile, la riflessione di questo periodo aiuterà noi italiani a fare meglio domani.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha sempre avuto per il vostro
business?
In questo momento storico, stiamo davvero sperimentando l’abbattimento delle frontiere mondiali. Nessun Paese del mondo è rimasto immune di fronte a questa emergenza. Non ci sono confini e pertanto, auguro a tutti di continuare a tenere viva la curiosità e la voglia di viaggiare e scoprire la bellezza di ogni parte del globo.
Di Camilla Rocca