“Una sera eravamo in una pizzeria molto lontana da Napoli (ma veramente molto lontana, almeno 800km), e indecisi su quali pizze ordinare abbiamo cominciato a elencare gli ingredienti ideali del Sud che avremmo voluto su una pizza”.
Così è nata l’idea della nota famiglia – nonché factory e casa di produzione – Casa Surace, tra le più seguite sul web, di creare un tipo di pizza nuovo: “La pizza che non c’era, che fa sentire a casa anche se lavori o studi lontano. Che vuoi provare anche se ordini sempre la Margherita. Napoletana verace, gustosa, italiana ma pronta per il mondo. Non un prodotto soltanto, ma un desiderio e un sogno”.
Il sogno nel sogno
Dalla “pizza che non c’era” a quella che già c’è: dove poteva essere presentato il sogno dei Surace mentre si concretizzava? Ma ovviamente in un luogo dove già un altro sogno è stato realizzato: quello di Nico Acampora e dei ragazzi di PizzAut, giovani autistici che da oltre 3 anni hanno dato vita a un progetto che ha trasformato un’idea – che a molti appariva – impossibile in realtà: quella di confutare la diagnosi di un “esperto” che, per i ragazzi autistici non dava alcuna speranza di svolgere attività al di fuori dei loro classici contesti “protetti”, men che meno nel mondo del lavoro, tacciando semmai il progetto del padre di uno di loro come l’ennesima, nobile comprensibile quanto inutile velleità di un genitore che non accettava la realtà ineluttabile della condizione del proprio figlio “malato”, e quella dei ragazzi come lui.
Oggi quei regazzi dati per “spacciati”, 10 per la precisione, lavorano a turno nel locale pizzeria di Cassina de’ Pecchi aperto nel 2021 assieme a 2 ragazzi “normali, “la minoranza etnica” come la definisce Acampora. Risultato: “Abbiamo sfornato 20mila pizze dal giorno della previsione/sentenza di quello psichiatra”, sottolinea l’anima dell’Onlus che, presto, aprirà un secondo locale ancora più grande a Monza, all’interno dell’ex Philips.
Una previsione tanto più sbagliata quella del cosidetto “esperto” se si pensa che uno dei camerieri, Lorenzo, arriva ogni giorno da Lecco, in treno, facendosi 2 ore di viaggio per entrare puntuale a lavorare e… soprendere i clienti con la sua esuberanza ed empatia (non tutti i ragazzi con autismo sono chiusi o introversi) non solo nel servizio ai tavoli ma anche nel rivelare loro il giorno della settimana della loro nascita, partendo dalla data del compleanno. Mentre Andrea, dopo aver visto in un videogioco un violinista, si è buttato a capofitto nella musica, che ha imparato a leggere, suonando a sua volta il violino.
Questione di punti di vista
E così, mentre il giovane cameriere/musicista dà sfoggio della sua abilità anche con lo strumento musicale (Andrea non è di turno, è venuto apposta per suonare, ma alla sera prenderà servizio), i camerieri all’opera portano le pizze e gli altri piatti del menu: alcuni avvicinandosi ai commensali, altri appoggiandoli entro la linea rossa presente su tutti i tavoli: è quella entro cui all’inizio, quando i ragazzi cominciano a lavorare e sono ancora “diffidenti”, lasciano gli ordini, salvo a poco a poco andare oltre, e servire direttamente i clienti senza più bisogno di questa ultima “protezione” del loro mondo. Che, lavorando, assicuta Acampora, si apre a quello esterno, dove le “peculiarità” (che appaiano stranezze, doti eccezionali o fissazioni) cessano finalmente di essere “il” problema da correggere, per diventare lo strumento il pertugio l’espediente attraverso cui entrare in contatto con il loro mondo, ribaltando per una volta il punto di vista dell’osservatore sedicente/sepensante “normale”.
Ma tornando a casa Surace, la ricetta della pizza che non c’era è dunque una realtà, ed è liberamente disponibile per ogni pizzaiolo che la volesse adottare e a ogni pizzeria che desideri inserirla nel proprio menu. Come in quello di PizzAut, il regno dei sogno che si realizzano!