“Se dobbiamo chiudere un’altra volta Mirtillo, andiamo a portare aiuti nei campi profughi in Bosnia?”. Nasce da questa provocazione/proposta l’iniziativa ideata da Stefano Cerutti, direttore di Mirtillo Rosso, l’hotel di Riva Valdobbia (VC) dove si festeggia Natale tutto l’anno, e il maitre Geremia Beltrami. Che oggi partono per la Bosnia: un viaggio che può essere seguito sui canali social e il sito dell’albergo, con l’obiettivo di portare aiuti ai campi profughi nella regione. Sì, proprio quelli che in questi ultimi mesi fanno capolino di tanto in tanto nei nostri telegiornali, tra le notizie della pandemia e quelle di bande di minorenni inferociti che si fanno la guerra a colpi di machete. I loro coetanei, qualche centinaia di chilometri più a est, nel cuore dei Balcani, fuggiti da guerre che non hanno voluto ma subito per anni, spesso senza genitori, sostano da mesi all’addiaccio, bevono acqua contaminata, accampati in ricoveri di fortuna dove le temperature sottozero ti entrano nelle ossa, specie quando sei costretto a “lavarti” nei corsi d’acqua semi ghiacciati della zona e ti puoi riscaldare solo bruciando immondizia i cui fumi tossici inali con rassegnazione.
Un tema spinoso, divisivo, poco attrattivo nell’era del sovranismo e del popolismo sopiti sull’altare dell’unità nazionale (finchè dura): “Lo sappiamo, quello dei migranti è il tema più dividente dei nostri tempi. Donne, bambini e uomini che si spostano dalle loro terre in cerca di speranza”, dice Stefano, che non nasconde il suo pensiero. “Vi confesso il mio punto di vista: sono ammirato dalla potenza della vita che scorre in chi è pronto a morire per vivere. Quell’energia mi attiva pensieri: gente capace di immaginare un futuro migliore e di fare di tutto per ottenerlo. Vorrei averla sempre io quella forza, soprattutto oggi che anche noi siamo sollecitati a cambiare per poter avere un futuro”.
Ecco perchè ha accolto subito, con sorpresa ed euforia, la richiesta di Geremia: “Se dobbiamo chiudere un’altra volta Mirtillo, andiamo a portare aiuti nei campi profughi in Bosnia?”. “Certo che andiamo!”: la richiesta di Geremia è stata un incendio nel cuore, dice Stefano. Che si è chiesto di cosa hanno davvero bisogno i migranti della rotta balcanica. Risposta: di denaro. Perché? Perché si trovano in Bosnia, un luogo dove, sul campo, si trova tutto, basta comprarlo. E perché, comprando in Bosnia, si attiva un po’ di economia locale. Altra domanda: a chi verranno portati i soldi raccolti? Risposta: ai gesuiti di padre Perica Stanko. Potete leggere qua di chi si tratta.
Non è la prima volta che la struttura sale all’onore delle cronache per il suo impegno umanitario: all’albergo piemontese è stato attribuito un riconoscimento da parte dell’agenzia Onu per i rifugiati “per la creazione di una società inclusiva”. Il marchio Welcome-Working for refugee integration è stato assegnato a 121 aziende tra grandi marchi e realtà più piccole che nel 2019 hanno favorito l’inserimento professionale dei rifugiati e sostenuto il processo di integrazione in Italia.
Associazione Eufemia
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Causale: Mirtillo sulla rotta balcanica
Buon viaggio!