“Torna a settembre” recitava il titolo di una vecchia commedia hollywoodiana con Gina Lollobrigida in versione diva italiana in presito e l’allora insospettabile Rock Hudson. Ma questo è un dramma: a settembre, oltre 400mila dipendenti di bar e ristoranti non sono tornati al lavoro ma sono rimasti a casa. Si tratta di una stima realizzata dall’Ufficio Studi della Fipe-Confcommercio sulla base dei dati relativi alle ore di cassa integrazione in deroga diffusi dall’Inps e ai contratti di lavoro a tempo determinato. Secondo l’Istituto nazionale di previdenza, infatti, nel corso del mese di settembre sono stati autorizzate oltre 8,7 milioni di ore di cig in deroga per i lavoratori di alloggio e ristorazione.
I numeri della debacle
Partendo da questo dato, l’Ufficio della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi ha calcolato che tra lavoratori in cassa integrazione, circa 50 mila persone, e contratti a tempo determinato non attivati, circa 350, la metà degli 850mila dipendenti di bar e ristoranti non è stato impiegato nel corso dell’ultimo mese.
“Questo dato è drammatico e dimostra non solo che il settore dei pubblici esercizi è tra i più colpiti a causa della pandemia e delle misure di contrasto alla diffusione del virus, ma anche che, subito dopo l’estate, moltissime attività di ristorazione hanno chiuso i battenti o lavorano al minimo lasciando a casa i dipendenti”: questo il commento della Fipe. Secondo la quale le previsioni per i prossimi mesi sono ancor più negative se si pensa alle misure restrittive adottate da governo e Regioni nell’ultima settimana. Non c’è quindi tempo da perdere: per il direttivo della Federazione serve un intervento immediato con contributi a fondo perduto per compensare le perdite di fatturato dei pubblici esercizi: centinaia di migliaia di posti di lavoro rischiano di essere cancellati definitivamente.
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