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l’intervista ad Antonio Rallo, presidente Doc Sicilia
A livello consortile avete pensato di fare qualche attività di formazione rivolta a soci e dipendenti in questo periodo? Hai dovuto prendere delle misure in tal senso?
Il Consorzio ha avviato una serie di seminari su internet tenuti da esperti di marketing, di comunicazione, di pubblicità e da professionisti impegnati a promuovere il Made in Italy all’estero. I nove seminari, che rientrano in una più ampia campagna di formazione a cura della “Sicilia Doc Academy”, sono iniziati il 7 aprile e l’ultimo appuntamento si è tenuto il 28 maggio. Durante i webinar abbiamo messo a disposizione delle diverse figure aziendali impiegate dai produttori della Doc Sicilia, le conoscenze di chi lavora in settori sempre più strategici per il mondo del vino. In questo contesto gli addetti del marketing, della comunicazione, del management, dell’export delle aziende della Doc Sicilia hanno potuto acquisire informazioni utili e conoscere scenari presenti e possibili futuri, per affrontare le evoluzioni del mercato italiano ed estero.
Avete pensato di istituire o incentivare un servizio di e-commerce per le aziende?
La stragrande maggioranza delle aziende della Doc Sicilia era già nei circuiti dell’e-commerce, che in questo periodo stanno registrando un considerevole aumento di vendite. Abbiamo notizia che anche le aziende più piccole, quando è stato loro possibile, si sono organizzate per aprire questi nuovi canali di vendita in alternativa agli sbocchi commerciali che hanno dovuto subire la chiusura. Secondo il Testo Unico della Vite e del vino, i Consorzi hanno funzioni di tutela, promozione, valorizzazione dei vini Sicilia Doc, quindi non possiamo occuparci della vendita delle produzioni.
Come si sono organizzate le varie aziende agricole per dare continuità alla produzione?
Tutte le componenti si sono adeguate alle indicazioni sul contenimento del contagio. Il lavoro in vigna è proseguito come sempre, la natura per definizione non si ferma. In cantina, nel rispetto delle prescrizioni, sono continuate tutte le attività indispensabili per la produzione. Negli uffici si è limitata al massimo, sempre rispettando le norme, la presenza fisica dei collaboratori avviando lo smart working.
Cosa vorresti dire all’estero sull’ospitalità italiana?
Da sempre il nostro Paese ha saputo offrire il meglio di sé ai visitatori che hanno scelto l’Italia come meta delle loro vacanze. E il settore dell’enoturismo ha dimostrato, negli ultimi anni, una capacità di attrarre un numero sempre maggiore di appassionati di vino: molte aziende si sono dotate di strutture ricettive in grado di offrire ospitalità con un adeguato livello di professionalità. Anche il successo di iniziative come “Cantine aperte” o “Calici di stelle” lo dimostra. La collocazione geografica delle cantine siciliane, la ricchezza di cultura che le tradizioni vitivinicole offrono, l’unicità dei nostri cibi ed ovviamente dei nostri vini, sono le caratteristiche che ci consentiranno di essere in grado – non appena la situazione sanitaria legata alla pandemia lo permetterà – di essere in pronti a tornare ai livelli raggiunti finora. La Doc Sicilia ha sempre pensato che il vino sia anche cultura, e come tale il legame col territorio d’origine dei nostri vini è stato e sarà valorizzato. È anche in quest’ottica che il Consorzio ha contribuito a creare nell’Orto Botanico di Palermo la Vigna del Gallo: un vigneto urbano che custodisce 95 viti di vitigni autoctoni e reliquia che costituiscono un patrimonio inestimabile della viticoltura siciliana. Un’iniziativa che ha una valenza scientifica e che è inserita in uno dei luoghi più belli e visitati della città di Palermo. Non è un caso se la Vigna del Gallo è entrata a far parte dell’Urban Vineyards Association, nata con l’intento di tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane e di valorizzarlo sotto il profilo culturale e turistico.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha per le aziende socie?
In questo periodo, pur dovendo convivere con le misure legate al contenimento del Covid- 19, le aziende della Doc Sicilia hanno continuato a lavorare con l’obiettivo di offrire vini di qualità. Il lavoro degli agricoltori ha avuto come priorità la cura attenta e meticolosa dei vigneti. La garanzia legata alla certificazione dei vini della Doc Sicilia non ha subìto alcun contraccolpo. Siamo rimasti gli stessi, ma è indubbio che questo momento di crisi ha spinto tutti a cercare di migliorarsi un po’…
Come pensi andrà il settore del turismo, della ristorazione e del vino e quali sono le azioni che il governo dovrebbe fare per aiutare il comparto?
Dalle prime indicazioni che riceviamo sulla “ripartenza” possiamo ipotizzare che turismo e consumi saranno per un certo periodo di tempo legati alla “prossimità”: gli spostamenti saranno infatti permessi solo all’interno delle singole regioni. È previsto che il settore della ristorazione riapra in Italia i primi di giugno; sicuramente un iniziale banco di prova sarà costituito dalla quantità di risorse economiche su cui potranno contare gli italiani e dalla voglia di spenderle. Il turismo nel suo complesso, ne siamo certi, dal momento della riapertura delle strutture avrà bisogno di molto più tempo per ritornare ad essere un’attività economicamente sostenibile. Riteniamo che senza aiuti concreti a fondo perduto, senza un piano di interventi massiccio per i settori della ristorazione e del turismo – una buona fetta del Pil del nostro Paese-, è difficile non pensare che molte attività non saranno in grado di ripartire. Il vino nel suo complesso (ma non dimentichiamo che tante aziende hanno visto azzerarsi il proprio fatturato in questi mesi) si trova in una situazione migliore. Alcuni canali distributivi sono rimasti attivi, pensiamo soprattutto alla grande distribuzione. L’export è da anni una grande opportunità su cui continuiamo a puntare. La filiera del vino italiano vale tra 11 a 12 miliardi e impiega 1,3 milioni di persone. Per salvare le aziende più danneggiate, il settore che oggi perde mediamente 350 milioni di euro al mese di fatturato su circa 1.000, ci vogliono interventi straordinari con nuovi fondi europei o nazionali.
Quale altro strumento utilizzerà il settore del vino per superare la crisi?
Il Consorzio in questo periodo ha monitorato la situazione sia dei Paesi cosiddetti terzi (Usa, Canada e Cina), dove investe utilizzando le misure previste dall’OCM, sia di Italia e Germania dove le azioni di promozione vengono effettuate avvalendosi dei fondi delle misure del PSR.