#ragionevolezzacontroilvirus
l’intervista a Giusy Scaccuto Cabella, owner e viticoltrice di Mine Gavi
Come stai gestendo questa crisi?
All’inizio di marzo, quando il governo ha approvato una serie di provvedimenti per contrastare la diffusione del virus, non pensavo, come credo tutti, che la situazione potesse essere così grave e coinvolgere, nello stesso modo, tutto il mondo. Il pericolo sembrava lontano. Invece, la quarantena ha stravolto in poco tempo le abitudini quotidiane, le relazioni sociali, il lavoro, le certezze. Ho rispettato, prima di tutto, tutte le regole per evitare il contagio lavorando da casa il più possibile e operando in cantina e nei vigneti solo quando strettamente necessario.
La campagna non si ferma, ma come state lavorando per dare continuità alla gestione del vigneto?
Si, la campagna prosegue il suo ciclo vegetativo, oggi più che mai ci dimostra la sua forza contrapposta alla vulnerabilità dell’uomo. Proprio in questi giorni stiamo eseguendo manualmente la palizzatura dei tralci e meccanicamente i trattamenti fitosanitari, nonostante la difficoltà di reperire personale stagionale. Ogni operatore, compreso chi lavora sui trattori, adotta mascherina e guanti, si rispettano le distanze di sicurezza e
la nostra fortuna è quella di poter lavorare all’aria aperta.
Hai pensato di istituire un servizio e-commerce e come state potenziando la vendita diretta?
La chiusura delle attività di ristorazione, enoteche, wine bar ha inevitabilmente rallentato le vendite. Mi sono organizzata, di conseguenza, con una vendita diretta a privati in Italia comunicando questa iniziativa sui miei canali social Instagram e Facebook e sul sito aziendale. Avevo già in previsione di implementare una sezione e-commerce sul sito e ho accelerato i tempi per metterla a punto in questo momento. Mine è anche presente su altre piattaforme di vendita on line, la più importante è Winelivery. Gli italiani non rinunciano e non rinunceranno mai alla qualità sulle loro tavole e io ho voluto fare la mia parte con Mine.
Qualche iniziativa particolare in questo periodo?
Ho tenuto fede alla linea di comunicazione e promozione aziendale dando anche risalto alla possibilità di ricevere al proprio domicilio il vino. La mia è stata una comunicazione volta a ispirare ottimismo e fiducia nel Made in Italy. In questa situazione difficile, ho ritenuto giusto aiutare il mio territorio ed insieme ad un gruppo di imprenditori abbiamo fatto donazioni ad associazioni di volontariato locali.
Il rapporto con i tuoi clienti stranieri è cambiato? Che messaggio vorresti inviare al mondo sul made in Italy e l’ospitalità italiana?
Alle prime notizie dell’epidemia in Italia, la reazione dei clienti esteri è stata di grande solidarietà cercando rassicurazioni sulle condizioni di salute mie e della mia famiglia. Nonostante la cancellazione delle due fiere internazionali di settore più importanti e il blocco delle frontiere che non mi ha permesso di affiancare gli operatori in loco, siamo rimasti presenti e attivi sui mercati esteri sfruttando la tecnologia organizzando videocall e video presentazioni. Con sorpresa, le occasioni di vedersi e parlarsi sono addirittura aumentate. Il made in Italy non è semplicemente un marchio ma rappresenta la sintesi delle tradizioni, della storia, della cultura, dell’arte, del territorio e di tutte le eccellenze che contraddistinguono un intero
popolo. Niente, neanche una pandemia, può fermare il cuore dell’Italia, la sua generosità e la sua ospitalità.
Come pensi andrà il settore del turismo, della ristorazione e del vino e quali sono le azioni che il governo dovrebbe fare per aiutare il comparto? Quale pensi dei tre sia quello che supererà con maggiore facilità la crisi e quale meno?
I tre settori sono strettamente collegati e dipendono l’uno dall’altro. Per esempio, chi visita le colline di Gavi lo fa per ammirarne il paesaggio, assaporare i prodotti tipici e godere del servizio delle strutture alberghiere. Credo e spero che Il vino sarà uno strumento di rilancio dell’intero sistema accoglienza in quanto si fa portavoce del proprio territorio in Italia e nel mondo. Sicuramente ci sarà bisogno di forti misure di sostegno per tutti i settori, purtroppo non sta a me dire come dovranno essere attuate, io mi (pre)occupo di produrre un buon vino.
La tua è una piccola realtà produttiva dove il rapporto umano, tra te e i tuoi clienti, è molto importante e a un livello sicuramente più profondo e personale rispetto a una grande azienda dalla rete vendita strutturata. Come stai gestendo queste relazioni in questo momento così diverso da
prima? Cosa è cambiato?
Per me il valore umano è essenziale. Mine è un progetto estremamente personale e per questo mi sono sempre affiancata a persone che ci credono. Credo che sia proprio grazie alla forte empatia con i miei clienti che le barriere, legate ad una comunicazione sempre più mediata dalla tecnologia,
sono state superate. In molti casi quelle che erano simpatie sono diventate vere e proprie amicizie e non vedo l’ora di poterle andare a trovare.