#ragionevolezzacontroilvirus
Ludovico De Vivo, chef di Capofaro Locanda & Malvasia
Tra appelli alla calma e inviti a starsene chiusi in casa, fra economia al collasso e diffusione progressiva del virus, BARtù ritiene corretto dare la voce ai propri lettori, nel nome della ragionevolezza: professionisti che si sono ritrovati all’improvviso nella condizione di dover cessare temporaneamente la propria attività, anche in virtù dei decreti governativi che puntano a ridurre i contagi nell’arco delle prossime settimane. La nostra speranza è che questo obiettivo possa essere raggiunto in un tempo ragionevole e breve, che consenta la riapertura delle attività e la ripresa dell’economia.
Giorno dopo giorno intervistiamo i grandi operatori della ristorazione italiana, tra chef, sommelier, bartender, operatori dell’hotellerie, per intervistarli su cosa pensano del decreto che ha chiuso i loro ristoranti per il contenimento del Coronavirus e quale possa essere il futuro della ristorazione italiana: la parola a Ludovico De Vivo, chef di Capofaro Locanda & Malvasia di Tasca D’Almerita a Salina.
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Pensi che lo Stato ti aiuterà alla fine di questo periodo di chiusura? In che modo?
Lo Stato ha attivato alcuni aiuti a sostegno delle imprese italiane. È chiaro che il nostro settore, quello della ristorazione e dell’hotellerie, che tra l’altro ha un peso importante nell’economia italiana, risulta tra i più colpiti da questa emergenza sanitaria. Spero quindi che di questo settore ci si prenda particolarmente “cura”, per citare il decreto, oltre che in Italia anche in Europa.
Hai pensato di istituire un servizio di delivery?
Capofaro apre le sue porte, generalmente, da aprile a ottobre, quindi no, non per ora.
Cosa farai a casa ora che hai più tempo?
Sto dedicando la maggior parte del mio tempo alla mia famiglia, ai miei due piccoli angeli di 3 e 2 anni, che mi fanno apprezzare ogni giorno i valori della vita, cambiandone l’ordine e le priorità.
E poi sto lavorando a distanza insieme ai miei due strettissimi collaboratori, Gabriele Camiolo e Angelo Mennillo, per ideare i nuovi menu stagionali. Discutiamo ovviamente di cibo e di ricette, ci confrontiamo sulle sperimentazioni casalinghe, ma anche del modo di migliorare ancor di più il servizio, perché la qualità di Capofaro Locanda & Malvasia rimanga costante nel tempo. Inoltre stiamo già pensando a nuove offerte dinamiche e coinvolgenti che possano, in un momento come questo, dare spunto a nuove e divertenti proposte ristorative per noi e, chissà, forse anche per i nostri ospiti. In ogni caso, la tavola di Capofaro sarà sempre una tavola molto identitaria. Sto concentrandomi sull’elaborazione e sulla sperimentazione di nuove tecniche e piatti per affrontare al meglio la riapertura. E non dimentico di comunicare a chi mi segue questi progressi.
Cosa vorresti dire all’estero sulla cucina italiana?
La cucina italiana, ispirata alla dieta Mediterranea che promuove i principi della sana alimentazione, è da sempre stata sinonimo di eccellenza all’estero. Le tradizioni gastronomiche italiane, diverse da regione a regione e tramandate da generazione in generazioni, sono uniche e a noi spetta il compito di renderle indelebili nel tempo.
Il cibo in Italia contribuisce alla costruzione dell’identità nazionale, perché il suo valore simbolico è forte e anche molto sentito. Noi abbiamo il dovere di salvaguardare sempre questa identità, affidando anche ai nostri ospiti il compito di diffondere nel mondo la cultura gastronomica italiana.
Che messaggio vuoi inviare al mondo, considerata anche l’importanza che la clientela internazionale ha sempre avuto per il vostro business?
Questa pandemia ci sta costringendo a vivere certamente in un momento epocale, mai vissuto prima. Nessuno potrà dire cosa ci aspetterà. Ma sono certo e sicuro che noi italiani vi aspetteremo sempre. Le porte di Capofaro Locanda & Malvasia, al termine della pandemia, saranno aperte; non dovete fare altro che entrare e sarete i benvenuti. Vi coccoleremo e ci prenderemo cura di voi ancor più di prima!